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MISSOURI
(THE MISSOURI BREAK)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 10 febbraio 1977
 
di Arthur Penn, con Marlon Brando, Jack Nicholson, Harry Dean Stanton (Stati Uniti, 1976)
 
Un proprietario terriero, assillato dai ladri di cavalli, dopo aver tentato inutilmente di farsi giustizia da sé, ingaggia un “regolatore” (Marlon Brando) per sbarazzarsi del capo dei ladri (Jack Nicholson). Quante volte abbiamo visto questo western? Ma Arthur Penn è, come i grandi registi del cinema americano che hanno abbordato questo genere (John Ford, Hawks, Walsh, Lang), un autore capace di scrivere una storia all'interno di un'altra. Se MISSOURI BREAK è sicuramente uno dei più grandi film dell'autore di BONNY AND CLYDE e di LITTLE BIG MAN è perché l'aneddoto risaputo si trasforma in una ballata tragi-comica e, soprattutto, in una vicenda che ha un interesse universale ed interno. In una riflessione sulla morte di un certo tipo di capitalismo, sulla degenerazione di un certo tipo di violenza, sulla motivazione di un certo tipo di fuorilegge che assume una straordinaria coincidenza con gli interessi ed i problemi della nostra epoca.

Penn, in poche parole, fa del grande cinema perché vede il mondo e una vicenda ( in modo formalmente più che suggestivo, anzi pieno di grazia, di buonumore, di disincantato acume) da una angolazione particolare. La sua non è soltanto una constatazione, o tanto meno una descrizione, ma una critica. Impossibile per lo spettatore, dopo che gli abbiamo detto che Jack Nicholson è un bandito, non accorgersi che, in effetti, è il più sensibile ed umano di tutti. Che desidera avvicinarsi alle cose della terra nel modo più semplice e diretto, fosse anche coltivando dei cavoli. Impossibile non comprendere che il proprietario Lee Braxton non è soltanto qualcuno che difende la propria roba; ma che rappresenta invece il simbolo di una società superata nei valori, che crede alla violenza come soluzione dei propri guai, e che da questa violenza è ben presto sopraffatto, impossibilitato di controllarla, vittima a sua volta di una spirale inarrestabile.

La violenza, il fascismo se vogliamo è incarnata nel personaggio di Marlon Brando. Che uccide da lontano, senza osare guardare in faccia alle vittime. Un personaggio assolutamente straordinario che si ricorderà a lungo. Contraddittorio e quindi umano, nella sua ferocia quasi astratta, come tutti i personaggi di Penn. Che massacra i conigli ma ama il volo degli uccelli, che si profuma nella carne flaccida, e si veste da nonnina per giustificare il prossimo.

L'arte di Penn è anche quella di trasmetterci delle cose profonde e drammatiche con il verso incomparabile dell'assurdo, dell'irrazionale (si pensi anche alla bellissima figura della ragazza, cosi simile a certi personaggi celebri di Hawks, col suo linguaggio imprevedibilmente libero), raggiungendo cosi una dimensione quasi musicale (ALICE'S RESTAURANT), poetica, ma non per questo disgiunta da una osservazione scrupolosa ed autentica della realtà ( il villaggio dei pionieri minatori, le figure dei coloni). Le ambiguità di MISSOURI, paradossalmente, ne innalzano immensamente la risonanza poetica e la verità critica : Brando e Nicholson (diretti magistralmente, privati di qualsiasi istrionismo) sono veri perché mai manicheistici. E tutti i personaggi, anche l'ultima delle comparse è credibile perché è vista come un colono, un contadino, un ladro o un padrone. Ma mai come un eroe, un simbolo falso di un valore accordato, alla quale la tradizione del western ci ha abituato.

Penn gira qui un western, ma potrebbe essere un giallo, o un musical, solo che cambiassero, i costumi. In effetti, è la storia raccontata “all'interno” di quello che vediamo sullo schermo che conta e rimane nella mente. E' una storia importante, perché e quella che ci concerne ogni giorno, sulla proprietà, il potere, ed il modo di difendere o di subire queste cose. Raccontarla, come in MISSOURI, con leggerezza di tocco, con ricerca dell'autentico, con il senso della relatività delle cose, dell'ambivalenza degli aspetti, con humour, con poesia, è un piccolo, grande miracolo.


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